Confine, senza confine, monstrum

da “L’attesa e l’ignoto – L’opera multiforme di Dino Buzzati” – a cura di Mauro Germani

 

Se la Storia rimane pressoché dato fisso, compiuto e relativamente accessibile, la mutevolezza del nuovo allarga le distanze e rende lo sforzo ermeneutico via via incommensurabile. I sentimenti e i significati si distanziano non tanto perché il passato muti, quanto per la deriva dei nuovi linguaggi, che se da una parte allargano gli orizzonti, dall’altra distaccano dalla radice a una velocità che penalizza la relazione di prossimità.

 

Esistono due sole lingue, di cui l’uomo dispone per comprendere l’universo e se stesso: il numero e la lettera. Solo attraverso di esse la conoscenza si realizza, per quanto manchevole, provvisoria o fallace sia. Ciò che chiamiamo mondo, le parvenze dei nostri ideali e i fantasmi della nostra conoscenza, la determinazione dei nostri progetti e l’indeterminazione dei nostri desideri, l’interpretazione del nostro passato e la previsione del futuro che ci attende, si esplicitano solo e soltanto entro questi due linguaggi: “1, 2, 3, …” e “A, B, C, …”.

Al numero spetta il calcolo dei percorsi, la determinazione dei confini, la misura dei tempi e, soprattutto, la previsione del futuro. Alla lettera spetta invece la comprensione del passato, la trasmissione descrittiva dei valori e delle emozioni e dei sentimenti.

 

E nelle spirali del calcolo e della Storia fa allora la sua comparsa la Morte.“

La deriva ermeneutica del comprendere il passato si sfilaccia in una serie di significanti senza significato, una lettera morta per l’appunto, poiché anche entro il linguaggio della lettera spunta la Morte.

E nulla è più drammatico e doloroso che vedere i propri sentimenti divenire ormai della stessa natura della cosa inanimata. Nessuna morte è più radicale di quella che avviene in vita sotto i propri occhi, quando ormai è possibile solo più questa vista senza sentimento.

Non c’è più allora rimpianto per le cose lasciate, ma solo l’impazienza di conoscere le terre ignote.

Ed. L’Arcolaio, 2012

Altipiani in Tibet

 

Analisi sull’unità d’Italia

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Ci sono idee che sono vere indipendentemente che vengano da destra o sinistra, da nord o da sud.

Il contenuto di verità di queste idee non dipende dalla loro provenienza né dal loro colore, ma dipende dalla loro intrinseca capacità di imporsi come soluzioni guida per il futuro e per il bene comune.

Così, l’idea risorgimentale dell’unità e della libertà della nazione italiana aveva la sua forza nel prospettare un sogno di società civile libera dal governo degli stranieri, democratica e unita per avere più forza contro soprusi e ingiustizie. Negli ideali dei patrioti del Risorgimento era la forza delle idee che schiudevano un nuovo futuro a imporsi sui vecchi tradizionalismi, sulle retroguardie conservatrici e sulle chiusure politiche dell’epoca.

L’Italia era divisa in staterelli pressoché privi di voce ed incidenza politica sulla scena internazionale, incapaci di ruoli forti e aggreganti, spesso vassalli delle nazioni europee. La penisola italiana era abitata da circa 20 milioni di abitanti, di cui quasi l’80% era analfabeta. Sia la situazione economica che quella politica, così enormemente frammentata, poneva la penisola in condizione di grave svantaggio rispetto agli Stati europei, che avevano alle spalle una già consolidata storia di unità.

L’Italia in 150 anni ha fatto progressi enormi, grazie allo spirito di sacrificio del suo popolo, all’inventiva dei suoi imprenditori, al lavoro delle famiglie, alle rimesse degli immigrati: grazie anche a quella spinta iniziale dovuta al desiderio di libertà, allo spirito di risorgimento e di rinascita e al contributo delle diverse parti, anche allora molto eterogenee, ma che da allora hanno tutte lavorato per l’unità. Da allora governi di destra e di sinistra si sono succeduti, affrontando allora come oggi pesanti situazioni sotto il profilo economico, finanziario e sociale.

Oggi l’Italia è, grazie alla storia dei suoi cittadini, una delle nazioni più evolute nel campo dell’assistenza socio-sanitaria (come ha testimoniato l’Organizzazione Mondiale per la Sanità), è leader incontrastato di cultura ed arte, detenendo un patrimonio di storia cultura e paesaggio unico al mondo. Ha prodotto una serie ininterrotta di innovazioni, di scoperte, di design.

Se adottiamo le nuove regole economico-finanziarie stabilite proprio di recente dall’Unione Europea per valutare la salute delle nazioni, includendo insieme al debito pubblico anche il conteggio del risparmio privato, l’Italia si pone al secondo posto in Europa, dopo la Germania.

E’ indubbio che questi risultati siano dovuti alla tenacia e alla saggezza degli Italiani, ma anche all’aver saputo armonizzare le diversità, compensare i difetti, correggere le traiettorie sbagliate, riemergere dalle crisi, agire come un popolo unito e compatto, mosso da un orgoglio che non va mai tronfio, non è mai superbo, ma è pragmatico e consapevole tacitamente delle proprie forze.

Se essere uniti durante il Risorgimento significava combattere per la libertà, essere uniti oggi significa mettere le basi perché l’Italia agisca come un attore di rilievo sulla scena globalizzata dell’economia mondiale.

Significa risalire la china della competitività del made in Italy, dell’innovazione, dello sviluppo tecnologico. Significa dare lavoro ai giovani e finanziare la ricerca in modo adeguato, sostenere la cultura e il turismo, vettori di sviluppo per la nostra terra.

Significa operare all’interno di un sistema sociale rispettoso dei diritti di tutti, attento ai segmenti deboli della popolazione, non discriminante ma includente, capace di riverberare i benefici su tutta la popolazione.

E tutto ciò per quell’idea di unità, innovativa idea che ci giunge dalla lezione storica del Risorgimento.

Non c’è dubbio che alla base di ogni successo globale vi sia una società civile con forti valori sociali e umani.

E’ a questo ideale di società che dobbiamo guardare. E se guardiamo al futuro, ritengo che ancora a guidare le scelte dei giovani e dei meno giovani oggi possano essere gli ideali di Mazzini di uno Stato libero, repubblicano, liberale, unito.

Solo nel comune ideale di una società evoluta e umana potremo valorizzare i sacrifici degli avi e conciliarli con le speranze dei giovani, contribuendo a un senso di civiltà